Quando sono arrivata a Taquile ho subito avuto l’impressione di non trovarmi in Perù, bensì su un’isola del Mediterraneo, e questo per via dei colori del paesaggio e della vegetazione presente: il blu intenso del lago Titicaca, talmente grande da sembrare un mare dato che all’orizzonte non si vede il resto della costa, il verde scuro degli alberi e il giallo paglierino di suolo e siepi, che mi hanno immediatamente fatto pensare a quella che sarebbe potuta essere benissimo un’isoletta siciliana o persino greca.  

E invece Taquile è un’isola peruviana situata sul Lago Titicaca, il lago navigabile più alto al mondo e che si trova non molto lontano dalle isole galleggianti degli Uros, di cui abbiamo parlato in due degli articoli precedenti che trovate qui sotto e che vi invito a leggere se state programmando un viaggio in Perù:

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Gita di un giorno e trekking a Taquile, Perù

Sono poche le strutture ricettive presenti a Taquile (di cui nessun hotel), un’isola del Lago Titicaca che definirei un tantino solitaria e forse proprio per questo bellissima. In genere, le visite a quest’isola partono da Puno oppure dalle isole galleggianti degli Uros e si tratta di escursioni in giornata, con partenza la mattina, pranzo sull’isola e ritorno nel pomeriggio. Volendo organizzare il tutto in autonomia, però, sappiate che a Taquile è comunque possibile dormire, opzione decisamente consigliata soprattutto se volete concedervi uno o più giorni lontano dal caos, a casa degli abitanti dell’isola, in un ambiente molto autentico, unico e, come si è capito, molto isolato, ma non in senso negativo!

Io ho saputo di quest’escursione dall’host da cui ho dormito sul Lago Titicaca, che ci ha accompagnato in barca a un punto di ritrovo dove ad aspettarci c’era una barca un po’ più grande con sopra persone che erano appunto partite da Puno, la cittadina sulla terraferma più vicina al Lago Titicaca.

Una volta arrivati a Taquile ciò che dovrete fare è un piccolo trekking dalla costa fino al centro dell’isola, con sosta per il pranzo e, in molti casi, per riprendersi dal mal d’altitudine, che a Taquile si fa decisamente sentire. Sì, perché il villaggio principale dell’isola, che appunto è la meta finale del trekking, si trova proprio sul punto più alto, a ben 3.950 m.s.l.m.

Foglie di coca per combattere il mal d’altitudine!

È qui che entrano in gioco le foglie di coca, fedeli alleate di tutto il viaggio in Perù e di cui abbiamo fatto ampio uso da Arequipa fino a Cusco. Non pensate male, cari lettori, non si tratta di droghe pesanti! Le foglie di coca si possono masticare o mettere in infusione nell’acqua bollente: aiutano a sopportare meglio l’altitudine, a digerire, a non vomitare, a calmare il mal di testa; insomma servono a tutto e ci sono prove certe del loro uso fin dall’antichità, proprio con questo fine. Esistono statue e raffigurazioni pittoriche, infatti, che ritraggono persone del popolo Inca intente a masticare le foglie di coca (si vede come una pallina che sporge da una gota).

In ogni caso, anche se aiutano a mitigare i sintomi del mal d’altitudine, le foglie di coca non riducono il fiatone delle salite del trekking o di quella sensazione di mancanza d’aria che ho avuto spesso anche di notte. Non lo dico per mettervi paura, sia chiaro! Ma solo perché siate preparati e non vi spaventiate se accadrà anche a voi!

Taquile
Taquile

Qualcuno abituato all’altitudine c’è!

Camminare in salita a un’altitudine così elevata è come fare le scale di casa a corsa per un sacco di volte: prima o poi ci si abitua, ma si rimane comunque sempre increduli nel vedere i locali -anche persone anziane- salire alla velocità della luce, con sacchi di alimenti pesantissimi sulla schiena. 

Sia nella salita verso il paese che in discesa quando ce ne stavamo andando, abbiamo incontrato moltissime persone trasportare anche 10 kg di riso… e a me che pesava lo zaino! Dovete sapere, infatti, che a Taquile non esistono animali da soma, né carretti, né tantomeno auto, motorini o quant’altro potrebbe aiutare nel trasporto degli oggetti pesanti. Pertanto sono i taquileños, sfoggiando rigorosamente i loro vestiti tradizionali, a caricarsi in spalla ciò che serve.

Abitanti di Taquile
Abitanti di Taquile

Qualcosa in più sui taquileños

Arrivati in cima tra una fermata e l’altra per riprendere aria, passiamo un po’ di tempo nella piazza principale, dove ci sono bambini e bambine che giocano a pallone. Le bambine, così come le donne adulte, non indossano i classici cappelli peruviani che ci siamo abituati a vedere nel corso del nostro viaggio in Perù: sul capo hanno un lungo velo nero che termina con dei pompon colorati. Gli uomini, invece, indossano un cappellino rosso, sempre con pompon, camicia bianca e gilet.

A seconda di come termina il cappello, si può intuire se l’uomo è sposato o meno, o se cerca moglie.

Un po’ di storia di Taquile

In paese, a parte il panorama sul lago e un mercatino di prodotti tipici, non c’è granché da vedere: in una specie di bazar ci fanno un timbro sul passaporto per essere arrivati in cima e scopriamo qualche curiosità in più sulla vita degli isolani.

Taquile è stato uno degli ultimi agglomerati inca a capitolare al dominio spagnolo nel XVI secolo, attualmente ci vivono circa 2.000 persone e si parla il quechua, una delle tre lingue ufficiali del Perù, nonché antica lingua parlata dagli Inca. A Taquile si vive ancora più primitivamente che sulle isole Uros: qui non c’è illuminazione elettrica, non ci sono hotel, si vive di pesca e si lavano i panni con un detergente naturale, ricavato da una pianta –chukjo– che, unita all’acqua e stropicciata sul tessuto fa la schiuma e pulisce. Inoltre, a differenza degli Uros, i taquileños non fanno avanti e indietro da Puno con facilità, perché la distanza è piuttosto ampia. Se ne stanno quindi sulla loro isola di 5 km x 1 a passare pressoché la vita intera, lontani dal resto del mondo.

Ebbene, dopo diversi articoli dedicati all’argomento, è tempo di lasciare Taquile e il Lago Titicaca, e concludere il nostro tour peruviano con la visita all’ultima città, probabilmente la più importante per i luoghi che si possono raggiungere da lì. Cusco, dominata dalle montagne, patria del trekking per eccellenza, forse la vera meta di tutti i viaggiatori a spasso per il Perù. Nei prossimi articoli vi parlo di come abbiamo raggiunto le Rainbow Mountains, le famosissime montagne striate di rosa, e della nostra rocambolesca avventura di come siamo arrivati a Machu Picchu a piedi!

Forza, saliamo sull’autobus: ci aspetta uno scomodo e brutto viaggio notturno di oltre sei ore per raggiungere Cusco. Ma come sempre, ne varrà la pena!

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