Leggere è una delle mie più grandi passioni. È il mio modo per evadere, per viaggiare con la mente e conoscere luoghi che non ho avuto ancora l’occasione di visitare. È il mio modo per vivere la vita degli altri, quella dei personaggi, staccandomi dalla mia di vita, dalla mia quotidianità. Quando viaggio, ho sempre un libro in valigia e quello di cui parliamo oggi è La Profezia della Curandera, di Hernán Huarache Mamani.
Ho pensato che consigliare un libro al termine di ogni tour di viaggio di cui vi parlerò potesse essere una buona idea. L’obiettivo è quello di parlare di un libro che in qualche modo si riallacci al viaggio in questione, che trasmetta le giuste sensazioni o che addirittura faccia ripercorrere proprio i luoghi che avete visitato, state visitando o visiterete durante il vostro tour.
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La Profezia della Curandera: un libro sull’empowerment femminile?
Il libro di oggi fa un match esageratamente perfetto con il viaggio in Perù in cui ci siamo immersi durante queste settimane. La Profezia della Curandera è una storia ambientata in Perù, a Cusco per la precisione. È un libro spirituale, filosofico, incentrato sul senso della vita, sul nostro posto nel mondo e soprattutto sulla figura della donna. Come piace dire oggi, La Profezia della Curandera è “un libro tutto al femminile”, per quanto io non ami questa definizione. Chi l’ha detto che se un libro parla di una donna o della condizione femminile allora deve essere obbligatoriamente letto da donne?
“Finché nel cuore della donna continuerà a brillare la luce dell’amore il mondo sarà salvo, ma se quell’amore scemerà, allora l’odio e l’indifferenza dilagheranno e finiranno col distruggerlo.”
Il libro inizia con un’affermazione forte, non poco discutibile, che probabilmente -per i più pignoli- capovolge il raggiungimento della parità di genere che un giorno speriamo di ottenere. Da questa frase si potrebbe dedurre che sia la donna ad avere più potere dell’uomo, che sia lei a tessere le sorti del mondo. Si direbbe subito che il libro sia scritto da una donna, tuttavia per una volta non è così; Hernán Huarache Mamani è un uomo e la frase va contestualizzata. Mamani ci dice, infatti, che nel passato le comunità andine delle montagne peruviane si fondavano sul culto della madre terra, la Pachamama, parola che oggigiorno si sente spesso ma che forse non tutti conoscono davvero. Le donne giocavano un ruolo centrale, erano le maestre di questo culto e, secondo la tradizione, possedevano un’energia straordinaria. Le maestre impartivano questa scienza basata sul rispetto della natura, e gli Inca -chiamati Figli del Sole- costruirono la loro società proprio su questo credo.
Kantu, la protagonista de La Profezia della Curandera, è una normalissima ragazza di Cusco che, dopo un evento che le sconvolge la vita, decide di ritirarsi sulle Ande per apprendere i segreti della Pachamama, con l’obiettivo di diventare una curandera -una guida spirituale- e di scoprire il potere assopito ma presente dentro ogni donna. Per raggiungere l’obiettivo, Kantu dovrà sottoporsi a sfide mentali e fisiche estreme, che la aiuteranno a incanalare la propria energia e a raggiungere nuovi gradi di conoscenza, risvegliando così la sua vera essenza di donna.
Il libro si snoda attraverso i luoghi che abbiamo conosciuto durante il nostro viaggio in Perù, ci sono riferimenti al Mercado Central de San Pedro di Cusco, al tragitto attraverso la Valle Sacra (di cui parlavamo nell’articolo su Machu Picchu), al fiume Urubamba, tanto temuto durante la nostra camminata notturna alla volta di Aguas Calientes. Non mancano allusioni al passato, alle popolazioni Inca, alle tradizioni -come la chicha, di cui ho scritto nell’articolo su Arequipa-, e neppure a insegnamenti spirituali, di meditazione e di consapevolezza di sé.
“Per molto tempo fui schiava della paura, ma ormai me ne sono liberata. La paura è una trappola che imprigiona le donne, impedendo loro di esprimersi liberamente. Ho dovuto imparare sulla mia pelle, in un modo brutale e in seguito a un’esperienza assai dolorosa, che chi riesce a sconfiggerla diventa padrone della propria vita.”
Probabilmente non è un libro per tutti, ma quale lo è? Se amate meditare, addentrarvi spiritualmente alla ricerca del vostro io interiore, allora La Profezia della Curandera è il libro da mettere in valigia quando andrete in viaggio in Perù. Un racconto illuminante, che permette di viaggiare con la mente, di immedesimarsi in una cultura tutt’oggi fortemente radicata a tradizioni antichissime, dove gli ingredienti di contorno sono magia, superstizione e credenze popolari.
Cari lettori, il nostro viaggio in Perù è davvero volto al termine. Abbiamo scoperto una cultura straordinaria, conosciuto città nuove ai nostri occhi, abbiamo assaggiato la cucina peruviana, visto panorami unici come la Rainbow Mountain, il Canyon del Colca, il Lago Titicaca, ci siamo divertiti come matti a fare sandboarding nel deserto del Perù, a Huacachina. Insomma ne abbiamo viste delle belle in quest’avventura e spero che l’abbiate apprezzata. Adesso cambiamo meta. Nei prossimi articoli vi aspettano altri paesaggi da mozzare il fiato!
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Volete leggere un libro simile a La Profezia della Curandera? Mi viene in mente La Maga delle Spezie di Chitra Banerjee Divakaruni, a mio avviso una lettura e una scrittura migliori: qui siamo in India, non in Perù, ma nonostante i chilometri che separano questi due Paesi, si tratta di due libri che hanno molto in comune.
Ho letto sia l’uno che l’altro e se ricerchiamo un po’ di spiritualità e di profondità o di argomenti sui quali meditare sono d’accordo con Francesca. Leggeteli.