Amici viaggiatori, bentornati su Il Mondo In Un Boccone!
Accantono per un giorno il nostro tour attraverso le meraviglie del Trentino-Alto Adige, perché voglio parlarvi di un libro che mi è capitato sotto mano dando adito a svariate riflessioni che mi frullano in testa da ormai una settimana. Vi presento Viaggio a ogni costo: autostop dall’Italia al Medio Oriente, di Diana Barbieri.
Aggiungiamo un altro tassello alla rubrica Libri in valigia e addentriamoci alla scoperta di un modo di viaggiare che personalmente non ho mai sperimentato ma che mi ha sempre affascinata e, chissà, magari un giorno proverò. L’autostop. Un tipo di viaggio non per tutti e, diciamolo, visto con un pizzico di diffidenza da alcuni, ma probabilmente il più efficace per conoscere a fondo le tradizioni, i pensieri e i modi di fare di una determinata cultura. Uno stile di vita mirato a immedesimarsi completamente nel Paese che si sceglie di visitare, allontanandosi dal turismo di massa e dai viaggi organizzati, che di autoctono hanno poco. In un mondo sovraffollato di catene alberghiere rinomate per i piatti di cucina internazionale, dove il McDonald’s troneggia negli angoli più sperduti e in cui si fa fatica a trovare un bel posto che non sia diventato virale su Instagram, viaggiare davvero non è poi così semplice.
Viaggio a ogni costo: la prima avventura non si scorda mai
“Quell’esperienza inattesa mi aveva ricordato una cosa importante: non era fondamentale entrare in Siria, dopotutto. Perché la destinazione non importava mai: l’essenza del viaggio era negli incontri, non nei luoghi.” – © Viaggio a ogni costo: autostop dall’Italia al Medio Oriente.
Oltre a essere un’ottima guida per imparare i segreti dell’autostop -con tanto di elenco delle 10 regole da seguire-, Viaggio a ogni costo è un rito di iniziazione al viaggio vero, dove ciò che conta non è tanto la meta, quanto il viaggio in sé.
La storia di una ragazza che, dopo un incidente che quasi le costa la vita, inizia a stilare la lista delle 100 cose da fare prima di morire, in cui la 64ª è: voglio mettere piede in ogni continente del mondo. Diana si rende conto che la sua vita a Mantova, fatta di mille lavoretti e di qualche viaggio nel weekend non le basta più. C’è questo senso di insoddisfazione, di irrequietezza che le aleggia intorno, lei che è una bomba a orologeria -come l’hanno definita-, che non riesce a stare ferma, che non trova il suo posto nel mondo e a cui manca l’aria al solo pensiero di non poter fare quello che ama davvero. Diana sa che viaggiare sarà la medicina che la curerà, e aspetta pazientemente -o quasi!- di mettersi i soldi da parte per riuscire in ciò che sogna da sempre: vivere viaggiando.
E quando ce la fa, viaggerà davvero a ogni costo. Un giorno, piuttosto inaspettatamente, si ritrova con lo zaino in spalla, in una stazione dei treni con accanto un perfetto sconosciuto incontrato su Couchsurfing che, nel bene e nel male, la inizierà al mondo dei travellers, insegnandole i segreti del camping selvaggio e dell’autostop e che la metterà in guardia di fronte ai pericoli del viaggio. Con coraggio e incondizionata fiducia nel prossimo, l’autrice solcherà svariate nazioni, tra cui Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania e Grecia per poi approdare in Turchia.
Diana cresce a ogni chilometro, durante quest’esperienza che è in realtà un viaggio di vita: sbaglia, cade e si rialza, ride, si arrabbia, oltrepassa limiti discutibili, conosce persone straordinarie e si rende conto che anche viaggiare è un compromesso, che a volte è dura -soprattutto se sei una donna sola- ma alla fine è dannatamente appagante.
Questa smania di viaggiare che Diana prova, la provo anch’io, io che appena posso parto, io che -almeno prima del 2020- avevo quattro o cinque voli prenotati perché non potevo sopportare di non pianificare i miei viaggi. Ma Diana ha fatto il passo che io, e penso molti di noi, non abbiamo il coraggio di fare: vivere viaggiando, a ogni costo, perché mollare tutto e partire è più facile a dirsi che a farsi, perché uscire dalla nostra zona di comfort ci destabilizza e ci blocca. Come ci fa indugiare la tipologia di viaggio: noi che sin da bambini siamo tartassati dai “non parlare con gli sconosciuti” e dai “non aprire la porta a nessuno se non ci sono”, siamo cresciuti in un mondo dove la sfiducia nel prossimo è all’ordine del giorno.
Quanti di noi si sono fermati a dare un passaggio a un autostoppista? Quanti di noi hanno provato il brivido dell’autostop? Leggendo Viaggio a ogni costo mi sono resa conto che sono i pregiudizi a frenarci: abbattendoli e dando una chance agli altri, Diana ha incontrato persone fantastiche, è salita in macchina con sconosciuti che le hanno offerto il pranzo e l’hanno ringraziata, ha dormito in casa di persone incontrate su Internet e scoperto che esistono Paesi in cui l’autostop è normale e la sfiducia negli altri è decisamente meno sentita che in Occidente.
Cultura? Sicuramente. Possiamo cambiare? Volere è potere. Magari non faremo mai un viaggio in autostop e non tenteremo mai di aprire una tenda da campeggio sotto la pioggia battente; non fa niente. Cerchiamo però di conoscere a fondo i luoghi che visitiamo, parliamo con la gente, facciamoci consigliare: magari il loro modo di vivere ci affascinerà e lo faremo nostro.
Ma insomma, voi, l’autostop lo fareste? E soprattutto, mollereste tutto per viaggiare?
Io sì, devo solo trovare il coraggio!
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