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Ci sono dei momenti in cui abbiamo voglia di fuggire, in cui siamo stanchi di lavorare, studiare, vivere la monotonia. Vogliamo scappare dalla nostra routine, dal mondo europeo fatto di scadenze, dall’inverno freddo e dalle nostre case. Chiamiamola meteoropatia o semplicemente noia, fatto sta che io -proprio dopo la laurea nel 2015- ho preso la valigia e sono andata 15 giorni in Repubblica Dominicana, a Bayahibe.
Avvertenza per i più avventurieri: no, questo viaggio non l’ho organizzato da sola ma sono andata in agenzia. Se siete oltraggiati potete saltare l’articolo, ma se non si fosse capito ero una specie di ameba 😉
Avevo bisogno di mare, spiaggia, natura -preferibilmente a forma di palma- e tramonti da togliere il fiato.
Patria del relax assoluto, meta di tutti i viaggi di nozze superata solo da Aruba, se si decide di fare il chilo in un resort della Repubblica Dominicana -o dei Caraibi in generale- non c’è da preoccuparsi di nulla, a parte scovare i pesci più strani, ammirare le poche stelle marine rimaste, decidere in quale dei cinque ristoranti dell’hotel mangiare e nascondersi dagli altri italiani in cerca di amicizia. Sì, perché avevo così poca voglia di socialità che spesso ho fatto finta di dormire sul lettino, ignorando la chiamata delle coppiette in luna di miele, infastidite dal fatto che quello fosse il nostro viaggio di laurea, e quella dell’animatore che mi invitava al gioco-aperitivo (ma tanto c’era Flavio il Campione, che li faceva tutti).
Se, però, siete tipi irrequieti che senza far nulla si annoiano, vi consiglio un paio di escursioni per cui vale la pena spendere un po’ di dollari.
3 escursioni in Repubblica Dominicana
Isola di Saona
La più famosa è la visita all’isola di Saona, un parco nazionale in cui la natura è la vera protagonista. Sull’isola si trova solo una zona popolata, un villaggio di circa 300 anime, che vive soprattutto di pesca e della vendita di piccoli souvenir. Non c’è elettricità, pare ci siano solo due telefoni da usare in caso di emergenza e le case sono pressoché baracche di legno, palma e sabbia battuta.
Isola di Catalina
Molto simile a Saona ma più piccola è l’isola di Catalina, anch’essa parco nazionale e patria di una miriade di pesci che vivono in un fondale straordinario non molto lontano dalla costa. Lo snorkeling è d’obbligo; se si ha fortuna e un po’ di pazienza si possono scovare un timido pesce palla, qualche pesce pagliaccio e un sacco di ricci molto più grandi di quelli che siamo abituati a vedere in Italia.
In quad nell’entroterra
Gli amanti dell’avventura, non si possono perdere una bella escursione per i villaggi contadini sui quad.
Dato il clima tropicale è probabile che il giorno precedente abbia piovuto qualche ora, cosa in realtà positiva perché l’obiettivo è proprio quello di inzupparsi di fango dalla testa ai piedi! È una gita divertente, dove il bonus sta proprio nel prendere le pozzanghere più grandi e i sentieri più tortuosi. Arriverete fino alla foce del fiume Chavón, scenario di molti film come Apocalypse Now, e vi addentrerete per vari ettari nelle piantagioni di canna da zucchero.
Tiriamo le somme. Mi rendo conto che questa vacanza può sembrare finta, europea e turistica ai livelli più basici, ed è vero. Tornassi indietro e valutati meglio i pro e i contro dei viaggi di questo tipo, probabilmente non la rifarei. C’è un motivo perché le stelle marine non popolano più i fondali e c’è un motivo perché una quantità spropositata di barche a motore sta distruggendo la costa: si chiama turismo di massa, turismo di cui abbiamo tutti “goduto” almeno una volta nella vita, con i genitori quando eravamo piccoli o da soli per una scelta forse poco etica.
Oggi ho capito che non mi va più di viaggiare così perché non credo che mangiare cibo italiano in un resort a Santo Domingo significhi viaggiare. Ma d’altronde bisogna sbatterci la testa prima di rompersela, come diceva mia nonna.
Lo sapevi che…
- Uno dei piatti dominicani tipici per iniziare bene la giornata è a base di banana schiacciata, pelle di bovino, sale e formaggio;
- La yuca è un altro ingrediente della cucina dominicana. Una radice molto simile alla patata che si presta a ogni tipo di preparazione, così indispensabile per la popolazione da aver dato vita ad alcune espressioni idiomatiche come “comerselo con yuca” che, in una competizione, sta a significare “farlo in mille pezzi”, “stracciarlo”.
Vi lascio un video riepilogativo della vacanza!
E se avete ancora voglia di Caraibi, leggete il mio articolo su Cuba!