L’indonesia è un Paese che si può vivere in tanti modi a seconda dei nostri gusti e delle nostre possibilità economiche: nonostante infatti sia uno dei più remoti Paesi del Sud Est Asiatico è composto da alcune isole che ormai si sono decisamente occidentalizzate a causa di un massivo avvento turistico e dove, per fare un esempio, si trovano senza problemi caffè molto in dove fare un brunch con avocado toast e bellissime strutture dove i retreat di yoga sono all’ordine del giorno.

Se state leggendo questo blog, però, è probabile che non sia questo ciò che state cercando (o comunque non solo!), perché il mio itinerario Indonesia è stato un viaggio –per quanto possibile– volto all’immedesimazione nella vera cultura indonesiana, alla scoperta delle tradizioni, dello stile di vita e dei cibi tipici.

Come sempre faccio, anche questo viaggio in Indonesia è stato organizzato completamente fai da me, quindi se anche voi amate costruire itinerari personalizzati e in totale autonomia, ecco che in questo articolo (e negli altri su questa meta) troverete tanti spunti utili che vi aiuteranno a pianificare il vostro prossimo viaggio in Indonesia! Se invece è la prima volta che vi approcciate all’organizzazione di un itinerario di viaggio fai da te, vi lascio un articolo sull’argomento da cui partire:

Tabella dei contenuti

Tempistiche viaggio Indonesia: quanti giorni?

In genere amo viaggiare abbastanza lentamente, senza fretta o stress del ritorno a casa: per questo il mio itinerario Indonesia è durato un mese, ma se avete meno tempo a disposizione potrete realizzarlo anche in tre settimane in quanto io, avendo appunto tempo e volendo viaggiare con tranquillità, a volte mi sono soffermata alcuni giorni in più in luoghi che avrebbero potuto richiedere anche meno tempo. 

In ogni caso, trattandosi di una meta che si trova molto lontano rispetto all’Europa, il consiglio è quello di organizzare un viaggio di almeno tre settimane se possibile, così da potervi ambientare meglio e poter visitare più isole possibili, anche perché… l’Indonesia è un Paese enorme e pieno di luoghi imperdibili!

L’errore da non fare, infatti, è pensare che in Indonesia ci sia solo Bali, l’isola più gettonata e postata sui social! Sì, Bali è da visitare… ma che ne è di Giava , Lombok, Komodo, Sumatra, Flores e le altre 17.000 isole indonesiane? Non che le dobbiate o possiate visitare tutte, ovvio, ci vorrebbero mesi e mesi di tempo! Ma non limitatevi a fare solo ciò che il mondo di Instagram ha reso famoso perché spesso le informazioni sono fuorvianti, poi capirete perché!

Comunque sia, prima di progettare il vostro itinerario Indonesia e, di conseguenza, decidere quali tappe realizzare e quanto tempo dedicarvi, sappiate che:

  • vanno considerate bene le distanze: la cartina inganna, signori miei! Le isole maggiori indonesiane sono davvero enormi e quello che sulla mappa potrebbe sembrarvi un breve tragitto protrebbe rivelarsi tutt’altro!
  • decidete con quali mezzi spostarvi per le lunghe distanze: a volte converrà l’aereo, a volte il treno, a volte il traghetto e a volte un driver privato. Studiate bene l’itinerario e i mezzi con cui vorrete muovervi prima di decidere quanti giorni soggiornare nelle varie tappe, soprattutto se il tempo a disposizione è poco.
Non abbiate timore, comunque, anche se siete alle prime armi: non è affatto difficile organizzare un viaggio in Indonesia né viaggiare in Indonesia da soli, in quanto si tratta di un Paese abbastanza turistico e dove una soluzione a eventuali errori di valutazione si trova facilmente!
scogli di Nusa Penida, Indonesia
Nusa Penida, Indonesia

Viaggio in Indonesia: itinerario e periodo

Dopo queste premesse, ecco che nelle prossime righe scoprirete qual è stato il mio itinerario Indonesia; un viaggio che ho intrepreso alla fine della stagione delle piogge, ovvero tra fine marzo e inizio aprile, perché non volevo incappare nel fiume di turisti che si riversano nelle isole, in particolare a Bali, durante il periodo estivo (cioè in quella che dovrebbe essere la stagione secca, da maggio a ottobre). 
Il tempo è comunque stato clemente, ma è vero che alcune piogge ci sono state, soprattutto verso il pomeriggio. In ogni caso si tratta perlopiù di acquazzoni passeggeri, di massimo un’oretta, che personalmente non mi hanno infastidito più di tanto. In ogni caso, vista la fitta vegetazione delle varie isole, che sembra quasi voler esplodere e inglobare tutto ciò che l’uomo le ha costruito intorno, dubito che in estate non piova mai, per cui non mi sento di non consigliare il periodo in cui ho viaggiato io, come invece fanno molti. Troverete meno persone, i prezzi dei voli e degli alloggi saranno più bassi e potrete comunque godere del caldo, del sole e del mare.

Prima tappa: l’isola di Giava

Ma veniamo al dunque e iniziamo a snocciolare le mete del mio itinerario Indonesia.
Sono atterrata a Giacarta dopo ben 15 ore di volo e 5 ore di scalo a Dubai (in cui ho perso la mia macchina fotografica, che però dopo ho ritrovato… ma questa è un’altra storia!).
Come primo impatto con l’Indonesia, la capitale Giacarta vi darà subito un benvenuto, per così dire, iconico: con i suoi 12 milioni di abitanti, è una megalopoli che brulica di gente a tutte le ore del giorno e della notte. Nonostante non sia una città ricca di storia o bella dal punto di vista architettonico, a me è piaciuta moltissimo, sarà perché è stato il mio primo contatto con l’Asia in generale, sarà perché i primi giorni di viaggio li percepisco spesso come una sorta di primo innamoramento. 

Giacarta mi ha stupito in primis perché non me l’aspettavo così poco turistica: io e il mio compagno abbiamo girato il centro città in lungo e in largo e sono state pochissime le volte in cui abbiamo scorto visi occidentali (anche nel nostro hotel ce n’erano pochissimi). È successo spessissimo, inoltre, mentre camminavamo, che le persone ci guardassero incuriosite, ci indicassero e ci chiedessero di scattare una foto con loro! Lì per lì è stato strano (ma comunque super divertente), ma dovete pensare che potrebbe essere la prima volta che queste persone, spesso bambini o ragazzini, vedono un occidentale. Quindi siate disponibili, fatevi il selfie e scambiateci due parole!

Dopo aver fatto questa capatina di un paio di giorni a Giacarta, ci siamo spostati a Yogyakarta, considerata la capitale culturale di Giava e dove si possono vedere due dei più importanti templi indonesiani, entrambi patrimonio UNESCO, Borobudur e Prambanan. 

Per raggiungere Yogyakarta da Giacarta ci sono due modi: o prendere un aereo o spostarsi in treno (con partenza dalla stazione di Gambir) in un tragitto di sette ore. Io ho scelto quest’ultima opzione perché non amo prendere troppi voli interni durante i miei viaggi e devo dire che è stata un’ottima scelta! È possibile acquistare il biglietto del treno online (online si possono acquistare solo le classi business e exclusive, io ho acquistato la business per un prezzo di circa 30€ a persona) e il mezzo è una sorta di intercity italiano confortevole, che è stato puntuale e che viene pulito continuamente dal personale. 

Dopo aver passato due o tre giorni a Yogyakarta, è l’ora di decidere come procedere con il vostro itinerario Indonesia. In genere, la tappa successiva è la città di Malang, da dove partono le escursioni per salire sui monti Bromo e Ijen, scelta ideale per chi ama il trekking e desidera vedere i crateri di questi vulcani. Scegliendo quest’opzione, e muovendovi quindi verso l’est di Giava, potreste anche scegliere di raggiungere l’isola di Bali in traghetto; io però ho saltato questa tappa per questioni di tempo e gusto personale e da Yogyakarta ho preso un aereo che mi ha portata direttamente a Bali.

Seconda tappa viaggio in Indonesia: l’isola di Bali

Non c’è itinerario Indonesia senza una sosta sull’isola di Bali, un luogo che è diventato ormai famosissimo, meta di miglialia di viaggiatori ogni anno e che forse proprio per questo mi ha suscitato sentimenti contrastanti. Stando a Bali una decina di giorni ho capito perché quest’isola piace tanto: la cultura e le tradizioni balinesi si respirano a ogni angolo; il loro modo di vivere la religione, ad esempio, è così colorato, sentito e diverso da come noi occidentali siamo abituati a intrepretare la nostra di religione (anche se non siamo credenti), che è impossibile non rimanerne ammaliati, e poi la natura, così invadente e straordinaria! Ho appoggiato la mano su foglie gigantesche e percorso strade stracolme di alberi tropicali e liane che in realtà si trovavano in pieno centro città e visitato templi induisti costruiti nel bel mezzo della giungla.
 
A mio parere qui più che mai dovete scegliere quale Bali volete vivere: se la Bali occidentalizzata della zona sud di cittadine come Canggu o Kuta –ma del centro di Ubud– oppure quella più autentica e orientale delle zone nord o est. È qui che dovrete scegliere se andare a mangiare nei warung, ovvero nelle locande tipiche indonesiane dove per mangiare si spendono 7 o 8€ in due (in ogni caso il doppio rispetto all’isola di Giava!) o nei caffè e ristoranti turistici dove si può arrivare a spendere quasi quanto in Europa.
 
Io ho preferito la vera Bali, per quanto sia in ogni caso un’isola turistica, ho affittato un motorino e sono uscita dai centri abitati, che sono trafficatissimi; mi sono persa tra i campi di riso, ho visitato i templi più belli del nord o dell’est e mi sono resa conto che, nonostante queste attrazioni siano famose, in realtà molti dei turisti rimangono nelle vicinanze di Ubud o Canggu. Quando sono stata al tempio di Danau Beratan o al tempio madre Besakih, ad esempio, i visitatori erano perlopiù induisti in “gita religiosa” che arrivavano con i pullman per lasciare le offerte e pregare al tempio, ma di occidentali ce n’erano ben pochi. Cosa che invece non è successa a Tirta Empul, più vicino a Ubud e stracolmo di turisti che si bagnavano sotto le fontane sacre pur non essendo induisti!
 
Con questo non voglio dire che non si debbano visitare le attrazioni più importanti, ma il mio consiglio è quello di esplorare e di non fermarsi solo a ciò che viene postato sui social, come la Bali Handara Gate (un posto adibito solo per farsi foto che poi vengono modificate, nonostante di porte simili in giro per Bali ce ne siano a centinaia) o le rice terrace di Telalang, bellissime di per sé ma oggi famose per fare la foto instagrammabile sull’altalena, attività che viene chiamata swing, in sostanza un lancio sull’altalena tra le risaie in cui danno anche un abito colorato con lo strascico per fare la foto…
 
ragazza che scende le scale di un tempio balinese

3 giorni a Nusa Penida

Il mio itinerario Indonesia è continuato verso Nusa Penida, una piccola isola a sud di Bali che si raggiunge con circa un’ora di fast boat. Su quest’argomento, sappiate che vi si aprirà davanti un mondo di insicurezze e recensioni negative su Google. In molti dicono che le compagnie di fast boat offrono un servizio pessimo, facendo salire sulle barche più persone del dovuto. Inoltre, quel tratto di mare presenta spesso onde piuttosto alte, cosa che contribuisce a rendere il viaggio non proprio piacevole.
Sono stata giorni a valutare la situazione, mi sono confrontata con il personale della struttura in cui soggiornavo e loro mi hanno messo in contatto con un’agenzia che si occupava sia del transfer dall’hotel al porto, sia dei ticket della fast boat (ti danno più opzioni di compagnie e prezzi) e per fortuna mi è andata bene! Sia dal punto di vista delle onde, che quel giorno non c’erano (il tragitto è durato addirittura meno), sia dal punto di vista del servizio che è stato buono.
 
In ogni caso, due sono i porti da cui potrete partire: quello di Sanur, il più moderno e famoso, e quello di Kusamba, molto più spartano (basicamente un villaggio di pescatori). La differenza? Il tragitto dal porto di Kusamba risulta un pochino meno impervio data la sua posizione, mentre da Sanur è possibile trovare più onde. Siate comunque consapevoli che questa è stata la mia esperienza ma che non si tratta di una verità assoluta e sempre valida: ciò che è consigliato è innanzitutto partire di mattina presto, quando il mare è più calmo e c’è meno vento, prendere un medicinale antinausea e affidarvi alle compagnie con il migliore punteggio in quanto a recensioni.
 
Nusa Penida è una bellissima isola ricca di spiagge molto belle e di paesaggi strabilianti. Io ci ho soggiornato tre notti, ma anche due andranno bene, non meno! L’isola è abbastanza grande, le cose da vedere sono molte e spesso i tragitti per arrivarci impervi: scogliere a picco, spiagge raggiungibili solo con trekking faticosi e strade con tante buche, infatti, sono le principali caratteristiche dell’isola!
 
Kelingking Beach, Nusa Penida
Kelingking Beach, Nusa Penida

Gili Islands: le isole paradisiache a nord di Lombok

Gili Trawangan, Gili Meno e Gili Air sono le tre isole Gili a nord di Lombok: isole piccolissime, che si possono girare a piedi in un’oretta e dove è possibile fare snorkeling e vedere enormi tartarughe marine anche vicino alla costa.
Queste isole sono raggiungibili sia da Nusa Penida sia da Bali (dal porto di Padang Bai con un paio d’ore di tragitto). E indovinate un po’? Le stesse insicurezze sulle fast boat di Nusa Penida le avrete anche per quelle delle Gili! Le raccomandazioni sono sempre le stesse: io ho contattato la stessa agenzia che avevo contattato per Nusa Penida e anche in quel caso per fortuna è filato tutto liscio.

Per quanto riguarda le isole, ho passato una notte su ogni isola e posso dirvi che è fattibile senza stress, in quanto tra loro sono vicinissime, raggiungibili con soli 10 minuti di barca.

In ogni caso ho trovato Gili Trawangan e Gili Air molto turistiche (Trawangan ancora di più) mentre Gili Meno quasi incontaminata, e per questo motivo quella che mi è piaciuta di più. Ho scoperto che molti a Gili Meno fanno solo una gita in giornata per poi tornare a Gili T. o Air, e mi sono ritrovata quasi da sola su un’isola a contemplare l’immensità del mare, calmissimo e con l’incredibile bassa marea tipica del pomeriggio.

una spiaggia di Gili Meno, Indonesia
Gili Meno, Indonesia

Ultima tappa del mio viaggio in Indonesia: Lombok

Da Gili Air a Lombok ci sono solo 10 minuti di barca ma… prenderla è tutto un programma! Recandovi al porto scoprirete che esistono due tipi di possibilità: la barca pubblica che costa pochissimo (18.000 rupie indonesiane, cioè 1 euro e poco più) e le barche private condivise con 4 o 6 persone, che di rupie ne costano 75.000. Se volete prendere la barca pubblica funziona così: dovete scrivere il vostro nome su un foglio al porto e quando si arriva a un totale di 37 persone allora la barca può partire! La mattina il fatidico foglio si riempie abbastanza velocemente, ma via via che passano le ore si ha sempre più difficoltà e soprattutto non si sa con certezza a che ora partirà la barca. Per cui se avete un orario preciso in cui trovarvi a Lombok, meglio la barca privata, che alla fine per gli standard europei non costa molto, ma pensate a che business c’è dietro a tutto ciò!
 
Potrei definire Lombok la sorella gemella di Bali, ma musulmana (come del resto tutte le isole di questo itinerario Indonesia, a parte appunto Bali dove il 90% delle persone sono induiste), e più incontaminata. La parte sud di Lombok è la più turistica anche se non paragonabile a Bali e soggiornare a Kuta Lombok è una buona idea, in quanto da lì si possono raggiungere le spiagge più belle dell’isola, come Selong Belanak o Pantai Tanjung Aan. 
Ho notato comunque un’isola piuttosto deserta, i turisti erano pochissimi e le strutture ricettive quasi vuote, forse a causa del periodo in cui sono andata. Mi è sembrato che tutto fosse un tantino abbandonato, come lasciato andare, e quando ho avuto modo di parlare con qualche persona sia del luogo che assidui visitatori dell’isola mi hanno detto che Lombok dopo la pandemia ha avuto un crollo notevole, che molte strutture sono state chiuse e che solo adesso il turismo stava ritornando. In effetti il sud dell’isola mi è parso una specie di cantiere: tantissime le zone in costruzione, forse troppe, e allo stesso tempo tanti caffè o bar che si notavano chiusi da molto tempo.
 
Oltre a visitare le attrazioni più importanti di Lombok, vi consiglio –se avete tempo– di recarvi anche alle Gili del sud, come per esempio Gili Gede, Gili Nanggu o Gili Sudak, di cui ho sentito parlare benissimo ma che putroppo non ho avuto tempo di visitare!
un ponte di lengo a Lombok, Indonesia
Lombok, Indonesia

Informazioni utili per viaggiare in Indonesia: documenti e non solo

I documenti per viaggiare in Indonesia sono essenzialmente due:

  • passaporto con validità di almeno 6 mesi;
  • VOA (Visa On Arrival): cioè un visto con validità di 30 giorni che dovrete pagare direttamente quando arriverete all’aeroporto di destinazione (quindi non avrete bisogno di richiederlo in anticipo). Il costo è di 500.000 rupie indonesiane (sui 30€) e il visto è prolungabile per un mese in più se necessario;

In più, un’altra cosa da sapere:

  • una volta atterrati, in aeroporto troverete diversi cartelli con un codice QR da dover scaricare: lì vi si aprirà un form da compilare con i vostri dati e alla fine della registrazione vi apparirà un altro codice QR da presentare prima dell’uscita dall’aeroporto.
Molto importante quando si viaggia all’estero, l’assicurazione sanitaria: il costo delle strutture sanitarie, infatti, è molto alto in Indonesia per cui, come si suol dire, meglio prevenire che curare! Ovviamente non è obbligatoria, ma è raccomandatissima.
Per quanto riguarda le vaccinazioni, invece, dall’Italia non ce n’è nessuna obbligatoria, ma è sempre meglio recarsi al centro vaccinale più vicino a casa affinché possiate essere informati riguardo alle vaccinazioni consigliate e scegliere se farle o meno.
 
Se poi avete intenzione di noleggiare uno scooter o un’auto, è obbligatoria la patente internazionale: richiedetela con largo anticipo in modo da riceverla in tempo prima della partenza.

Norme di comportamento utili

Come in ogni Paese del mondo, anche in Indonesia esistono delle norme di comportamento da rispettare. Eccone qualcuna a cui magari non siamo abituati e che per questo è bene tenere a mente:
  • in tutte le isole del mio tour Indonesia la maggioranza della popolazione è musulmana (a parte a Bali e Nusa Penida dove sono induisti), per cui soprattutto a Giava, meno abituata al turismo, o sulle isole Gili, per girare nei villaggi, è buona norma indossare abiti adeguati;
  • quando si entra nelle case, nei templi, nelle moschee ma, in alcuni casi, anche nei negozi è buona norma togliersi le scarpe;
  • per entrare nei templi induisti bisogna indossare il sarong: a Bali in genere è incluso nel biglietto e il personale ve lo farà indossare appena fuori dal tempio, quindi non acquistatelo (a volte fuori dai templi ci sono dei venditori ambulanti);
  •  se affitterete uno scooter… siate pronti a guidare nel caos più totale! Le regole della strada a cui siamo abituati non esitono, spesso non ci sono semafori o strisce a terra, i motorini salgono sui marciapiedi per poter passare e fanno slaloom di continuo. Unica regola: prima di sorpassare qualcuno, suonate il clacson! 

Come avete potuto capire da questo lungo articolo in cui non sono riuscita a dirvi tutto quello che avrei voluto (per fortuna ne seguiranno altri più dettagliati su ogni argomento), l’Indonesia è davvero enorme e piena di cose da vedere! Mi sono mancate ad esempio le isole di Flores e Komodo che avrei tanto voluto visitare, ma che volete farci, il tempo è quello che è (e sono stata via un mese!).

Spero che questo itinerario di viaggio vi sia stato utile e, come sempre, vi invito a iscrivervi alla Newsletter mensile del blog e a seguirmi sul mio profilo Instagram @frangyontrip! A presto!

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