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Ahimè siamo arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio in Perù, ultima tappa non certo per importanza perché parleremo nientemeno di come arrivare a Machu Picchu, il vero simbolo del Perù e meta obbligatoria per chi visita il Paese. Sicuramente l’avventura più straordinaria della vacanza, la più simbolica e adrenalinica, anche perché piena di intoppi e colpi di scena.
Vi racconto come a me e ai miei compagni di viaggio è venuta la brillante idea di raggiungere Machu Picchu senza affidarci alle opzioni turistiche; perché altrimenti che viaggio fai da te sarebbe stato?
Cos’è Machu Picchu?
Per chi non lo sapesse, Machu Picchu è il sito archeologico più famoso del Perù, una fortezza inca costruita su un monte a 2.430 m.s.l.m., nonché una delle sette meraviglie del mondo moderno. Ci sarebbero milioni di cose da dire su questa città perduta ma adesso voglio chiarirvi le idee su come arrivarci, poiché vi assicuro che non è così scontato.
Per arrivare a Machu, come lo abbiamo ribattezzato, ci sono diverse alternative, ma tutte includono la fermata a Machu Picchu Pueblo, anche detta Aguas Calientes, una cittadina costruita appositamente per visitare il sito archeologico, situata proprio ai piedi dello stesso. Da qui ogni giorno partono i bus (che durano circa 15 minuti) per raggiungere le rovine di quella che si crede essere l’ultima, o una delle ultime, città inca.
Come arrivare a Machu Picchu
Esistono due modi turistici per raggiungere Machu Picchu Pueblo, primo fra tutti il treno (compagnie Peru Rail o Inca Rail), con partenza da Cusco o dalla cittadina di Ollantaytambo -situata nella Valle Sacra-, opzione che abbiamo scartato perché il biglietto del treno costa più dell’entrata alle rovine di Machu, ovvero sui 120-150$, cosa che ci è sembrata una follia, nonché un’opzione troppo turistica.
L’alternativa alle rotaie è quella di affidarsi ai minibus che partono da Cusco e arrivano a Hidroeléctrica, nome dell’ultimo luogo collegato da una strada, dato che da lì Machu Picchu Pueblo può essere raggiunta solo con un altro treno turistico oppure a piedi, con una camminata al fianco delle rotaie di circa tre ore.
Dovete però sapere che da Cusco a Hidroeléctrica si attraversa un’intera montagna delle Ande, che prima si sale, poi si scende, e poi si risale, e che la strada in questione è completamente a curve, molte di queste a strapiombo e a ridosso di montagne a rischio frana. Dico soprattutto a chi soffre di stomaco, che i nostri amici peruviani, esperti di strade di montagna, guidano -per così dire- molto spediti, e che il tragitto dura sette ore. Sì, ho scritto sette davvero.
Machu Picchu fai da te
In sostanza, noi ce la volevamo prendere comoda, senza vincoli e senza vomitare, partendo il giorno prima in mattinata da Cusco e dormendo la notte ad Aguas Calientes, per poi vedere sorgere l’alba da Machu Picchu verso le 6 di mattina (è consigliabile arrivare molto presto, per evitare il pienone causato dall’arrivo dei treni e minivan). Abbiamo quindi optato per il noleggio di un’auto, anche perché nel tragitto verso Aguas Calientes c’è molto da visitare, tra cui le Saline di Maras -saline antichissime tuttora utilizzate, in cui il sale si estrae a mano-, le rovine di Ollantaytambo e la Valle Sacra.
Problemi in vista
C’era solo un problema: come vi dicevo, una volta arrivati a Hidroeléctrica, Machu Picchu Pueblo può essere raggiunta in circa un’ora di treno oppure a piedi, costeggiando i binari. Noi volevamo evitare l’opzione camminata, ma abbiamo scoperto che l’ultimo treno che parte da Hidroeléctrica per Aguas Calientes è circa alle 14:30. Morale della favola, non ce l’avremmo mai fatta a prendere il treno, perché l’auto noleggio apriva alle 7 e avevamo davanti sette ore di viaggio più le visite agli altri siti archeologici a cui non volevamo rinunciare. Per cui, avevamo pronosticato di arrivare a Hidroeléctrica verso le 16 e farci le tre ore di cammino quando ancora fosse stato giorno (il sole tramontava alle 18).
Peccato che siamo un branco di ritardatari e che varie vicissitudini ci abbiano fatto prendere l’auto con un’ora e più di ritardo, motivo per cui siamo arrivati a Hidroeléctrica alle 18, quando ormai il sole era tramontato. In tutto ciò mi sono dimenticata di dire che Hidroeléctrica non è un paese, ma solo un posto sperduto da cui parte un binario del treno, per cui è consigliato parcheggiare nel paesino più vicino, che si chiama Santa Teresa. Da lì, abbiamo cercato in lungo e in largo un tassista che ci portasse ai binari, binari che si snodano nel bel mezzo della Foresta Amazzonica e che passano sopra un fiume enorme, l’Urubamba. Si pensa che in Perù ci siano solo montagne altissime, ma in realtà c’è anche parte della Foresta Amazzonica: nel tragitto da Cusco a Santa Teresa, infatti, abbiamo attraversato quasi tutti i climi, dall’autunno di Cusco, alla neve e alla nebbia fittissima sulla cima della montagna, per poi vedere gli alberi di banano una volta scesi a valle.
Inizia la camminata al buio
Arrivati finalmente a Hidroeléctrica, con in spalla i nostri zainetti e nello stomaco nulla dato che avevamo saltato il pranzo nella fretta, prima mi sono fatta venire quasi un attacco d’ansia e poi ci siamo incamminati a passo velocissimo, verso l’oscurità della foresta. Attacco d’ansia? Eh già, perché fatti i primi passi abbiamo cominciato a scorgere altri turisti venire in senso contrario che ci chiedevano dove stessimo andando e ci confermavano i nostri sospetti di essere dei folli, perché lungo il cammino non c’era nulla di nulla, né un posto dove fermarsi, né una luce. Solo una coppia di signori spagnoli ci ha tranquillizzati: lungo il percorso non c’erano pericoli e dovevamo costeggiare sempre i binari per non perderci.
Armati di flash dei cellulari, mano nella mano delle nostre dolci metà, ci siamo incamminati lungo questo sentiero che sarebbe durato ben tre ore al buio (che poi per la velocità di crociera a cui andavamo è durato due e mezzo! 😉 ), senza indicazioni, e nessuna anima viva a rincuorarci a parte un cagnolino che ci veniva dietro. Dato che continuava a seguirci, è entrato a far parte della famiglia ed è stato ribattezzato Bibo, un cucciolo intelligentissimo che ci mostrava il percorso migliore, andando a destra o a sinistra delle rotaie a seconda di dove era più facile camminare.
Cosa poteva ancora succedere? Infiliamo in questa storia assurda anche un diluvio universale degno della Foresta Amazzonica scoppiato dopo appena mezz’ora, un incontro ravvicinato con un branco di cani randagi sui quali Bibo si è avventato per proteggerci, diversi ponti sopra il fiume Urubamba che abbiamo attraversato in stile Indiana Jones e una buona dose di paura. Ma alla fine, in tre ore siamo arrivati ad Aguas Calientes sani e salvi, stanchi morti e completamente zuppi. Il tempo di comprare qualcosa da mangiare per ricompensare la nostra guida Bibo… ci giriamo e non c’era più!
Sembra una frottola, ma ho tre testimoni e un video per dimostrare che quest’avventura assurda, intrapresa da quattro incoscienti male organizzati è reale! Seguitemi su Instagram per vederlo!
Se la rifarei? Quando il giorno dopo, finita la visita a Machu Picchu, abbiamo preso il treno da Aguas Calientes a Hidroeléctrica, ho potuto vedere con il sole la strada che avevamo percorso al buio. Quel fiume immenso sotto le rotaie mi ha fatto un po’ effetto, ma l’adrenalina non è mai troppa, perciò sono indecisa. Voi che mi consigliate?
Se volete saperne di più su come arrivare a Machu Picchu, scrivetemi! Intanto, ecco dove acquistare i biglietti!
Lo sapevi che…
- La montagna delle foto non è Machu Picchu come pensano in molti. Machu Picchu è il nome del sito archeologico. Quella è Huayna Picchu, montagna che si può scalare per avere una vista completa sulle rovine.
Bel racconto di quattro veri avventurieri!
Bravi e tenaci direi. L’articolo, come sempre, molto esauriente. Complimenti.