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Ovvio è che in Danimarca non c’è solo Copenaghen. E direi anche che la capitale ha poco a che vedere con lo stile di vita, i modi di fare e l’organizzazione delle altre città danesi. Andiamo a scoprirne alcune!
Odense: terza città della Danimarca
Odense, la terza città più grande della Danimarca ̶ anche se non sembra ̶ ed è nientepopodimeno che la città natale di Hans Christian Andersen che, come ormai ci è noto, è talmente famoso da essere venerato più di quanto lo erano gli dei dell’antica mitologia norrena. Tutto a Odense ci parla di lui, tutto è dedicato a lui e non c’è nessun altro più importante di lui. È addirittura il pupino dei semafori. Si possono visitare le case in cui ha vissuto, le strade su cui ha camminato, i parchi dove ha passeggiato. E pensare che ai suoi tempi nessuno se lo filava! Ma chi è questo Andersen? Quello che ha scritto La sirenetta, La principessa sul pisello, Il brutto anatroccolo e Pollicino.
Una vita abbastanza triste la sua; gobbo come il nostro Leopardi, deriso per questo dai suoi coetanei, dovette partire per Copenaghen per conquistarsi un po’ di successo, diventando celebre in tutta la nazione solo dopo la sua morte.
A parte il povero Christian, a Odense non c’è granché. Una città nordica, con le classiche casette color mattone e tetti a punta, dotata di un porto carino lungo il quale farsi una passeggiata e un centro piuttosto caratteristico. È una città universitaria che non offre chissà quali opzioni di divertimento agli studenti: per strada non c’è quasi mai nessuno se non il sabato mattina, ma nei pub dal giovedì al sabato qualcuno si trova, tutti ubriachi questo è certo!
In Danimarca c’è anche Aarhus
Altra cittadina sotto il dominio di Margherita è Aarhus. Allontanandoci dall’isola di Fiona, dove è situata Odense, ci addentriamo nelle stradine della seconda città più grande della Danimarca, benché anche questa sembri un paesello. Fatevi un pranzetto lungo il fiume e poi andate a visitare la città vecchia, Den Gamle By, vero e proprio borgo nonché ricostruzione dell’antico villaggio danese. Se amate l’arte contemporanea andate al museo Aros, uno dei più grandi dell’Europa settentrionale. Attenzione però a non farvi la gita di domenica o troppo tardi in giornata: le attività commerciali chiudono alle 16 e la domenica in Danimarca è tutto ma proprio tutto chiuso.
Fin qui nulla di entusiasmante, lo ammetto, ma una luce fioca in questo Paese un po’ spento c’è: Legoland! Anche per chi non ama particolarmente i parchi divertimento, Legoland (a Billund) risulterà comunque un bel posto dove passare una piacevole giornata. Infatti, le vere attrazioni non sono le giostre, ma piuttosto la distesa enorme di Lego con cui i costruttori hanno riprodotto intere città danesi, aree naturali con tanto di animali, centrali aerospaziali, porti e stazioni ferroviarie esistenti. Il tutto davvero nei minimi dettagli. Anche se le attrazioni sono riservate ai più piccoli, anche un adulto può divertirsi passeggiando per il parco e mangiandosi un bell’hot dog.
Non c’è dubbio che la Danimarca è un paese da primavera o estate. Lo devo dire, d’inverno è una tristezza infinita. Non esce nessuno, il sole tramonta alle 15 e il freddo e il vento sono davvero insopportabili, almeno per me. E poi c’è lui, il silenzio, che accomuna qualsiasi situazione e qualunque città. Per noi italiani, i danesi parlano troppo piano e spesso troppo poco: al mercato c’è silenzio, nei parchi giochi c’è silenzio, all’uscita delle scuole c’è silenzio; gli unici posti in cui la gente parla ̶ gridando ̶ sono i pub.
In tutto ciò, concluderei dicendo che il piatto nazionale danese è un panino. Lo smørrebrød, ovvero una fetta di pane di segale di colore marrone scuro, imburrato e con tutto sopra: i condimenti possono essere di qualsiasi genere, dal pesce alla carne, dal formaggio alla verdura, per non parlare delle salse abbinabili.